Quello del titolo non è mai il primo messaggio che ci viene comunicato. Ciò che ci viene magnificato è la semplicità di utilizzo della piattaforma, la necessità di una liquidità esigua per poter investire, i potenziali guadagni che si possono realizzare. Eppure quando ascolto o leggo il messaggio pubblicitario, la normativa impone il messaggio che riporto nel titolo, perchè la realtà delle cose è che gli investimenti fai da te attraverso strumenti derivati producono perdite pesanti.

Eppure oggi le piattaforme di trading stanno letteralmente rovinando molti investitori, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche psicologico. La leva mentale che viene toccata da questi prodotti è la medesima del gioco di azzardo, e diventa un vortice. Il meccanismo non è lo stesso, perché una mano esperta (molto esperta) conosce i mercati e la logica di funzionamento, le marginazioni, gli stop loss, ma ci vuole preparazione ed esperienza, che nella maggioranza dei casi solo i trader di professione hanno.

Qual è il vero rischio in questi strumenti, si tratti di opzioni piuttosto che CFD? Nella leva finanziaria. Si tratta di strumenti derivati, e tutti temiamo fortemente il termine derivati, ma sembriamo dimenticarcene quando ci viene fornita una possibilità di semplice utilizzo e con utili importanti. In buona sostanza ogni volta che investiamo una cifra, possiamo scegliere di investire 10, 20, 50 volte tanto. Ci è sufficiente mettere a garanzia di questa operazione il “margine”, che altro non è se non la liquidità, ovvero una potenziale perdita che mettiamo in conto e che più alta sarà tanto minore sarà la liquidità impiegata. Le commissioni su questi strumenti sono relativamente basse, e sono date dallo spread tra denaro e lettera, ossia tra la differenza del prezzo di acquisto e del prezzo di vendita, mediamente dello 0,20%.

Un esempio: acquisto un CFD sull’azione Amazon utilizzando 100 Euro del mio conto corrente. Con leva 100 investo 10.000 Euro, e stop loss sul margine al 50%. Significa che se acquisto il titolo con operazione intraday (comunque vada si chiuderà in giornata, salvo lo scattare prima dello stop loss), e dopo mezz’ora il titolo scende dello 0,50%, io ho perso il 50% di quanto investito, ovvero 50 euro: una pizza con la famiglia. Semplice no? E questo per assurdo anche se nel resto della seduta il titolo dovesse risalire e chiudere in positivo del 3%.

Regola aurea degli investimenti: più corto è l’orizzonte temporale di investimenti, più alto il rischio.

Andando oltre, ipotizziamo il caso opposto: acquisto il medesimo CFD su azione Amazon, e quel titolo risale dell’1%. Con cento Euro investiti ne guadagno altri 100, e ora il mio capitale è dato da 100 Euro di margine (la liquidità iniziale) più i 100 Euro di guadagno. Mi sento il fenomeno della finanza e ci prendo gusto ma dimentico che per ogni compratore c’è un venditore che la pensa diversamente da me, e uno dei due sta commettendo un errore. Ora, sicuramente non mi riterrò soddisfatto, e quei 200 euro verranno reinvestiti, probabilmente subito e sullo stesso titolo con uno short, ovvero scommettendo sul ribasso di Amazon, del resto l’azione è cresciuta e ora correggerà. Questa volta, siccome sono gratificato dal guadagno maturato, investo non soli 100 Euro, ma i 200, ovvero 20.000 Euro. Sfortuna vuole che quel giorno sia un buon giorno sul Nasdaq, e Amazon chiuda con un bel rialzo del 4%. Mi ritroverò al punto in cui avevo in tasca 200 Euro, di cui 100 Euro di guadagno dalla precedente operazione, al punto in cui ho perso parte o tutto il capitale iniziale.

Inizierà il vortice del gioco d’azzardo: comincerò ad aggiungere capitale per recuperare la perdita, e mi ritroverò con ogni probabilità con un pugno di mosche.

Eccoci al punto iniziale: il 76% dei conti al dettaglio che investono in CFD perdono denaro. E questo quando le cose vanno bene, perché accade di frequente alcune piattaforme non abbiano autorizzazione ad operare da parte di CONSOB.

Gli investimenti sono più prevedibili di quanto lo sia il una slot machine, che è programmata unicamente per guadagnare, e per un fatto probabilistico non c’è il medesimo livello di rischio, ma il rischio è comunque estremamente alto, e la spirale psicologica è la medesima del gioco d’azzardo.

Morale? Gli investimenti non sono quel gioco per cui “è sceso tanto, compro”, perché, come dico sempre, il mercato non è stupido, e io non sono più furbo del mercato. I risultati, anche importanti, si possono ottenere nel tempo e soltanto con un lavoro di metodo, e non con l’approccio fai da te, fatta salva l’ipotesi io non sia un trader di professione, e anche in quel caso non sarei comunque esente in alcun modo da rischi.

 

Luca Giordani

 

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